“Rimettetemi in sella”
E’ il 13 Luglio 1967. Il corpo esanime del corridore Britannico Thomas Simpson, Tommy, giace a terra sopra un letto di pietre, il suo scomodo ultimo giaciglio. In preda a crisi cardiaca, sta entrando in coma. Le fauci del doping cominciano ad azzannare il mondo dello sport e lo fanno duramente e drammaticamente, sotto gli occhi di tutti, in diretta TV.
Si sta correndo la tredicesima tappa della Grande Boucle del 1967, la Marsiglia – Carpentras di 215 Km. in una giornata estremamente calda. I termometri segnano più di 40 gradi. Il percorso porta i corridori a scalare il Mont Ventoux, una montagna aspra e dall’aspetto ostile, chiamato le géant provençal, un deserto di pietra calcarea, che, con i suoi 1.912 metri di altezza, svetta, proprio come fosse un “gigante”, sulle pianure che lo circondano in terra di Provenza.
C’è un drappello di uomini in fuga, tra i quali il nostro Felice Gimondi. Quando non manca molto alla vetta Simpson esce dal gruppo degli inseguitori e si scatena nel tentativo di riagganciarsi alla pattuglia dei “fuggitivi”. Ad un certo punto l’andatura di Tommy Simpson comincia a farsi ondeggiante, le gambe non girano piu, procede a zig-zag e cade. Agli uomini della sua ammiraglia, corsi a soccorrerlo, ordina: “Put me back on my bike”. Saranno le sue ultime parole. Dopo aver coperto ancora pochi metri, sempre barcollando, cade nuovamente. Perde conoscenza.
Non si rialzerà mai più.
La morte giunge qualche ora più tardi all’ospedale di Carpentras, dove è stato trasportato in elicottero. I due tubetti di anfetamine trovate nella tasca posteriore della sua maglia e i risultati dell’autopsia non lasciano alcun dubbio sull’origine del decesso. The Lion of Yorkshire, come veniva chiamato all’epoca dei fasti, verrà sempre accostato al doping e ricordato più per la sua drammatica fine che per le sue vittorie. Nel suo libro “Put Me Back on my Bike: In Search of Tom Simpson”, William Fotheringham descrive la notte precedente la tappa del Ventoux particolarmente travagliata. Da una intervista al suo compagno di camera, l’inglese Colin Lewis, sembrerebbe che Simpson ricevette due strane visite. La prima da parte di due italiani che gli portarono una scatola e ricevettero in cambio 800 sterline; una somma enorme, circa quattro volte lo stipendio annuale dello stesso Lewis, che fu ancora più allibito quando sentì come Tommy, ammiccando, chiamò il pacco appena ricevuto: “ecco la mia fornitura annuale di Mickey Finn”. Mickey Finn, in linguaggio gergale, significa sostanza stupefacente. Più tardi fu la volta del manager di Simpson, che fece irruzione in camera inveendo contro il povero Tommy, scivolato al settimo posto in classifica generale. Il manager minacciò il corridore con un ultimatum: o tornava tra i primi cinque in classifica o per lui ci sarebbero state pesanti ripercussioni economiche. Comunque siano andati i fatti, il prezzo pagato da Thomas Simpson, per i suoi e per gli altrui errori, fu enorme; tale da strappargli la vita stessa e di non consentirgli neanche di riabilitarsi agli occhi del mondo.
Sir Thomas è il primo corridore britannico ad indossare la maglia gialla, simbolo del primato, in un Tour de France. Vince diverse classiche come la Milano – San Remo, il Giro delle Fiandre ed il Giro di Lombardia. Alle Olimpiadi del 1956, a soli 18 anni, vince una medaglia di bronzo per la Gran Bretagna nell’inseguimento a squadre su pista. Nel 1965, laureandosi campione del Mondo su strada, nella città Spagnola di Lasarte, ottiene la sua vittoria più prestigiosa. Sempre nel ’65 gli viene assegnato dalla regina Elisabetta II il titolo di Baronetto per meriti sportivi.
Sulle rampe del Mont Ventoux, nel punto in cui cadde l’ultima volta, c’è ora un monumento a lui dedicato, eretto nel 1997 da alcuni suoi amici. Le parole scolpite nella pietra sono in francese: “A la memoire de Tom Simpson, medaille Olympique, champion du monde, ambassadeur sportif Britannique”.
Vedi anche l’articolo “Il caso Simpson” su Sportvintage.it.
Fonti:
Richard Williams, “White flowers for a man in white who rode himself to destruction”, The Guardian, 13/07/2007.
David Millar, “To Tommy Simpson”, Bicycling, 11/07/2008.
“Remembering a sensation”, BBC Inside Out, 04/10/2004.
“Tommy Simpson: A day of tragedy”, Yorkshire Post, 13/07/2004.
Tim Moore, “Cognac, pills and 10lbs of carrots”, The Observer, 11/08/2002.
http://www.memoire-du-cyclisme.net
Francesco Monòpoli
complimenti………scritto veramente bene si rivivono nel leggerlo gli avvenimenti successi